LOADING
00

“Per maestri ho avuto i miei occhi.” Michelangelo Antonioni

Sono un graphic designer, lavoro (anche) con le immagini. Siti web, pagine pubblicitarie, brochure: in tutti i materiali che realizzo le foto sono fondamentali anche se, a volte, sottovalutate.

Eppure, nell’era digitale che stiamo attraversando, la comunicazione non verbale ha sostituito quella verbale: foto, videografica e animazioni sono le vere protagoniste di quella che possiamo chiamare cultura visuale.

“Le origini del concetto di “cultura visuale” risalgono agli anni venti del secolo scorso in relazione all’impatto che la fotografia e il cinema stavano avendo sulla cultura contemporanea. Sono due ungheresi, il critico e teorico del cinema Béla Balázs e l’artista Láslό Moholy-Nagy, attivi in Austria e Germania, ad utilizzare per la prima volta nei loro scritti i termini tedeschi “visuelle Kultur”, “optische kultur” e “Schaukultur” , ossia “cultura visuale”, “cultura ottica” e “cultura della visione”, media cioè capaci di ridefinire le coordinate del visibile, il rapporto tra parola e immagine, visione e lettura, esperienza visiva e sapere concettuale”.

Da quando apriamo gli occhi, al mattino, a quando li chiudiamo, la sera, siamo continuamente bombardati da immagini, uno scroll infinito di foto cui dedichiamo pochissimi secondi. Poi, ad un certo punto, qualcosa attira la nostra attenzione e ci fermiamo. Ma cos’è che ci colpisce?

Il nostro cervello registra più velocemente un’immagine rispetto ad un testo perché questo rientra nella sfera del linguaggio e richiede un’elaborazione più complessa. Ciò che vediamo viene registrato nella memoria a lungo termine e confrontato con altro materiale visualizzato in precedenza, un paragone costante che pesca tra ricordi ed emozioni, la parte più profonda del nostro vissuto.

Un sito web ha solo pochi secondi per colpire l’attenzione e le immagini sono il fattore chiave su cui l’utente baserà la decisione di andare o rimanere. Lavorare con belle immagini e scatti ad hoc, quindi, è di gran lunga meglio che utilizzare materiale “pre-confezionato”. Certo, si può lavorare anche con contributi presi da iStock o Shutterstock, due grandi banche immagini cui attingere senza limiti, ma i progetti che possono usufruire di foto personalizzate hanno da subito una marcia in più.

Per questo è importante scegliere di destinare un budget alla realizzazione di scatti su misura, perché si ha più controllo sull’estetica (omogeneità visiva), sulla comunicazione (effetto verità) e sui risultati.

Ma in tutto questo, la scrittura? Il testo? Il linguaggio? Quanto conta rispetto ad una bella immagine? Ne parlerò nel prossimo articolo, seguitemi!