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Il libro del Graphic Design

Come dice Austin Kleon: “Ruba come un’artista. E quando avrai bisogno di ispirazione ti basterà aprire la cartella della refurtiva”. Vale a dire ispirare per innovarsi, ecco il senso di questo libro scritto da due giganti del graphic design come Steven Heller e Gail Anderson.

Il primo è un art director, giornalista, critico, autore ed editore americano, specializzato in argomenti legati alla progettazione grafica che nel 1996 è stato inserito nella Hall of Fame dell’Art Directors Club. La seconda è una graphic designer, scrittrice ed educatrice americana, nota per le sue abilità tipografiche, le scritte a mano e il design dei poster. Vincitrice di una sterminata lista di premi e riconoscimenti dalle più importanti organizzazioni del design, nel 2018 le hanno conferito quello alla carriera dei National Design Awards.

Il libro è estremamente interessante e dettagliato ma molto pratico perché non si dilunga mai più del necessario. In ogni pagina compare l’immagine di un progetto grafico (la copertina di un libro, un annuncio pubblicitario, un poster etc) e il testo relativo che ne svela storia e invenzioni. I lavori selezionati appartengono a tantissimi mostri sacri della grafica da Neville Brody a Jan Tachichold, da Massin a Peter Bankov e sono suddivisi in cinque macro-sezioni: “Sperimentare con la grafica”, “Giocare con caratteri e figure”, “Esplorare mezzi e tecniche”, “Ispirarsi alla storia del design” e “Comunicare un messaggio”.

Perché è un libro fondamentale
Perché ci insegna le due cose fondamentali per fare del buon design: la prima è guardarsi attorno, in ogni direzione, e conoscere i grandi di ogni epoca. La seconda è avere grande sensibilità. Se a queste si aggiunge il talento, potremo arrivare ad innovare.

Questa è l’introduzione del libro, ciò che ho sempre pensato e mai saputo dire.
Non così bene, almeno.

“Sono molti i presupposti necessari per fare grande design grafico. Bisogna avere talento. Inutile dire che il talento è la chiave del successo. Ma non dimenticate l’ambizione e il desiderio. Cosi supponiamo che li abbiate tutti e tre. Poi c’è la vecchia storiella: «Come si arriva alla Carnegie Hall?» «Esercizio, esercizio, esercizio!» Adesso siete pronti, vero? No, non esattamente!

In aggiunta a queste qualità personali indispensabili, è richiesta una solida conoscenza di linguaggio visivo, tipografia, rapporti spaziali, teoria del colore, interazione con l’utilizzatore e molte altre competenze legate alla comunicazione. Tutto ciò va poi convogliato nella pratica e filtrato attraverso un’acuta sensibilità grafica e, cosa ancora più importante, attraverso la propria immaginazione. Un grafico padroneggia gli strumenti che ha a disposizione per comunicare messaggi in modo creativo; un grande graphic designer è uno la cui immaginazione trascende gli strumenti esistenti e crea opportunità per l’innovazione.”

Qui potete trovare il libro